Facciamo i conti...
ENERGIA DI UN IMPATTO
E veramente difficile riuscire anche solo
ad immaginare lenorme energia rilasciata al verificarsi di un impatto cosmico, e
ciò non solo perché mancano termini di confronto tangibili cui poter fare un riferimento
concreto, ma anche perché nel momento in cui si riesce ad azzardare qualche paragone,
lenorme dislivello che ci si pone dinanzi fa ben presto svanire qual poco di
chiarezza che il paragone stesso avrebbe voluto introdurre.
Applicando la (1) al caso di una piccola cometa (diametro di 1 km e
densità di 1 g/cm3) che giunge allimpatto con una velocità di 40 km/sec
(valore perfettamente in sintonia con la media delle possibili velocità di un proiettile
di questa natura) e trascurando ogni possibile variazione di questi parametri imputabile
allazione disgregatrice dellatmosfera o degli effetti mareali dovuti
allazione gravitazionale del bersaglio, si può facilmente calcolare un contenuto
energetico di 4.2 x 1020 Joule. Aumentiamo pertanto le dosi di esplosivo
(passiamo dai chili alle tonnellate e, successivamente, alle migliaia e, più in su
ancora, ai milioni di tonnellate di TNT), ed ecco che prendono corpo nuove possibili (e
spaventosamente grandi) unità di misura: sono il kiloton (kton), cioè la
quantità di energia associabile allesplosione di 1.000 tonnellate di tritolo
(esprimendo tale energia con i più scientifici Joule ci farebbe ottenere il valore di 4.2
x 1012) ed il megaton (Mton), energia liberata dallesplosione di 1
milione di tonnellate di tritolo (4.2 x 1015 Joule). Fatte queste brevi considerazioni sulla portata
del contenuto energetico associabile allimpatto di un corpo celeste, ritengo
interessante proporre un confronto riferendomi ad oggetti celesti reali o comunque dotati
di caratteristiche il più possibile aderenti alla realtà.
Il calcolo della massa dei quattro oggetti è stato fatto impiegando
valori di densità tipici per questi corpi celesti, vale a dire 1 g/cm3 per le
comete e 2.3 g/cm3 per gli asteroidi.
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LA TRAGEDIA DI HIROSHIMA
Più volte, parlando di impatti e dell'energia
da essi liberata, si è fatto esplicito riferimento, quale termine di paragone per cercare
di rendere più comprensibili tali eventi altamente energetici, all'esplosione atomica che
seminò morte e distruzione nella cittadina giapponese di Hiroshima, olocausto che
precedette di tre soli giorni quello di Nagasaki (meno ricordato, ma non meno devastante)
e che solamente una lettura non di parte degli eventi storici potrà un giorno chiarire se
e quanto fosse veramente necessario (qualcuno a quell'epoca lo considerò
indispensabile
) per la conclusione del secondo conflitto mondiale sullo scacchiere
giapponese. Dalla sua analisi si può notare che la metà dell'energia si consumò nell'innescare
una potentissima onda di pressione, un vento cinque volte più intenso di
quello che si può originare in un violento uragano, che a velocità supersonica (oltre
1500 km/h) si allontanò dall'ipocentro (così è chiamato, usando una terminologia
sismica, il punto sulla superficie terrestre collocato sulla verticale del punto
dell'esplosione) spazzando via ogni cosa per circa due chilometri e lasciando il vuoto
nella sua scia. L'impressionante velocità di questo vento caldissimo era ancora 1000 km/h
a 500 metri dall'ipocentro, e 300 km/h a un chilometro e mezzo. La seconda manifestazione dell'energia sviluppatasi nell'esplosione fu il calore:
si nota nel grafico, infatti, che più di un terzo è energia termica. Ma la componente più subdola (sia perché invisibile, sia perché quasi totalmente
sconosciuta) fu il restante 15%, vale a dire l'energia racchiusa nelle radiazioni. Tutto questo (e purtroppo molto di più) fu Hiroshima... |
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